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La motivazione durante la pandemia



“Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est.” Seneca

Circa 2000 anni fa, Seneca scriveva questo conosciuto aforisma, in italiano “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.


Una frase che ci riporta di fronte a noi stessi nell'attuale situazione mondiale. Lo sport mondiale, ma soprattutto gli sport di contatto, come il judo, il pugilato, il ju-jitsu, il rugby, ecc., si è ritrovato disperso tra l'incertezza e la frustrazione. Sensazioni che hanno accompagnato una gran parte degli sportivi, degli educatori e degli allenatori di tutte le discipline, ritrovandosi a gestire da un lato l'ambiguità e l'oscurità di un futuro prossimo (di sostegno finanziario ed economico) per la pratica sportiva durante la pandemia, dall'altro (soprattutto per gli atleti) l'insicurezza nelle tappe sportive future (competizioni, partite, stage e allenamenti) e la gestione delle conseguenze emotive e comportamentali sul proprio essere.

Dal mese di marzo gli atleti non hanno potuto mettere piede sul tatami, sul ring, in pista o in campo; successivamente alcune discipline sono riuscite a ripartire con la preparazione fisica in gruppo, per poi ricominciare nelle ultime settimane a riprovare l'emozione, l'adrenalina ed il benessere del praticare il proprio sport, nelle sue più intime caratteristiche. Alcuni sport di combattimento non hanno conseguito ancora la fase della ripresa totale, prolungando l'attesa degli sportivi che stanno dimostrando una grande capacità di adattamento.


Secondo un inchiesta del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) la salute mentale, la carriera sportiva, la nutrizione e l'alimentazione figurano tra le preoccupazioni più grandi per gli atleti durante questa pandemia (l'intervista è stata pubblicata in 8 lingue. Qui troverete il link dei risultati in inglese: https://d2g8uwgn11fzhj.cloudfront.net/wp-content/uploads/2020/06/12121525/Athlete365-Key-Findings.pdf ). Essa ha intervistato 4000 sportivi e membri del loro ambiente ristretto in 135 paesi diversi e come potete notare dallo studio fatto, il 32% degli atleti dichiara di aver avuto difficoltà nel gestire la propria carriera sportiva e la propria salute mentale, mentre il 30% si è espresso sulla nutrizione e l'alimentazione. (source olympic.org). Numeri che sottolineano l'importanza dell'accompagnare gli atleti durante questo periodo.


Inizialmente, una parte della comunità sportiva si è messa subito all'opera, dimostrando senso di appartenenza, forza di proposizione e resilienza. Altri hanno approfittato del tempo di pausa per riposarsi (soprattutto gli atleti che uscivano da un quadriennio intenso e frenetico di qualifica olimpica), altri ancora hanno gestito il proprio tempo e spazio per completare o cominciare attività che non avevano il tempo di fare in passato. Certamente, ad inizio epidemia, operare in tale maniera poteva sembrare semplice, o addirittura per alcuni un'opportunità, tuttavia più il tempo avanza più la situazione diventa critica per numerosi sportivi e allenatori, non solo in ambito economico, ma anche nell'aspetto psicologico.


La problematica più grande, dopo la salute mentale, è la motivazione


In un ambiente in cui è abituato ad essere inquadrato, ad avere un lavoro sempre strutturato ed organizzato, ad essere seguito da uno staff e ad essere circondato da compagni di allenamento, lo sportivo si ritrova oggi in un “nulla”, una sfumatura del proprio futuro agonistico e nel silenzio di un presente preoccupato, quando invece è “programmato” per essere occupato. L'atleta impara sin dalla giovane età a lavorare per un obiettivo, a migliorare e a calibrare il proprio allenamento e stile di vita in base alla direzione che vuole prendere. Il caso nello sport di alto livello, si potrebbe dire, non esiste. Pertanto l'esclusività dell'attuale relazione con il tempo e con lo spazio che sta vivendo, porta gli attori dello sport ad un adattamento del pensiero e della strategia al riguardo del loro futuro e presente. Essi si sono ritrovati a dover riflettere, a concepire l'assenza di lavoro diretto e direzionato, l'assenza di scopi ben precisi (certo forse a volte materiali) e di pienezza nelle loro giornate.


Riportare lo sportivo dallo stato di preoccupazione allo stato di occupazione


Personalmente, essendo sportiva agonista, ho vissuto un paradosso, come, penso, molti di noi. E' una sensazione che solamente chi ha vissuto infortuni gravi, che richiedono lunghi tempi di riabilitazione può testimoniare: “Riuscire a gestire la grinta che abbiamo dentro, esprimere l'entusiasmo che lo sport ci insegna”, ritrovare la condivisione creata dalla coesione sportiva, ecc.


Ogni atleta ha avuto una reazione originale:

  • alcuni si sono ritrovati a dover gestire il passaggio da una stanchezza fisica accompagnata dal benessere psicologico che lo sport ci regala, alla stanchezza mentale accompagnata dal vuoto che l'assenza di obiettivi e di allenamento ha provocato;

  • altri hanno approfittato per recuperare e riposare, non avendo abbastanza tempo per dormire e recuperare durante la vita sportiva normale;

  • altri hanno iniziato nuove attività che desideravano compiere, come imparare uno strumento, formarsi e studiare, leggere, ecc.

  • altri ancora hanno approfittato per raggiungere la propria famiglia e passare più tempo con i propri cari, ecc.

Pertanto, come spiega la parola “crisi” (危机) in cinese, essa racchiude il significato di “pericolo” ed “opportunità”.

E' consigliato, quindi, accompagnare gli atleti, in quest'ottica per poter mantenere una salute mentale e una motivazione resiliente durante questo storico periodo.

Di conseguenza, in assenza di certezze competitive, è determinante agire seguendo alcuni consigli:


  1. Imparare a restare rilassati e calmi, cercando di utilizzare gli strumenti e le tecniche che inducono ad uno stato di rilassamento, laddove percepite stress e i segnali corporei e mentali annessi (corpo e mente sono interconnessi). Molti sportivi/allenatori credono fortemente di non aver bisogno di rilassarsi e di calmarsi, di utilizzare tecniche quali la Mindfulness o la respirazione, tuttavia proprio coloro che ho seguito e più reticenti hanno trovato un beneficio più grande in tali tecniche. Come spiego spesso agli atleti che seguo, la motivazione è la punta di un iceberg, essa dipende da fattori ben più profondi, uno dei quali è il vostro stato di benessere mentale (per più informazioni sulle tecniche consultate l'E-book sul mio sito);

  2. In assenza di obiettivi specifici alla vostra disciplina, formulate degli obiettivi nuovi, che non sono legati alla parte competitiva del vostro sport. Il cervello ha bisogno di essere occupato e direzionato! Alcuni degli sportivi che seguo, ad esempio, hanno scelto di migliorare la loro condizione fisica: la loro resistenza, la loro flessibilità e postura. Personalmente sto lavorando sul rinforzo delle cervicali, lo stretching e l'equilibrio, tutte abilità che non avevo davvero il tempo di allenare durante il periodo competitivo, ma che richiedono tempo per poter essere "pronte" nel periodo competitivo. Altri sportivi si impegnano a formarsi per creare la propria riconversione professionale, formandosi a distanza per un lavoro futuro, ecc. (aspetto troppo spesso dimenticato dallo sport professionistico!). Qui è molto importante che lo sportivo si ponga delle domande sul suo progetto professionale (l'atleta anche di altissimo livello, non è solamente un atleta, ma anche un individuo con interessi professionali e personali, il quale sviluppo è necessario per il benessere mentale post-carriera). Altri ancora hanno sviluppato il loro lato artistico, ecc. Psicologicamente è essenziale che il cervello si senta condotto verso la costruzione di qualcosa e tale processo non allontanerà per forza l'atleta dalla sua disciplina;

  3. Rimanere in contatto con i vostri cari e amici, esso è un bisogno primario dell'Uomo. Esprimere le proprie emozioni e sensazioni, piacevoli e meno piacevoli, è un processo salutare per la mente e per il corpo. La frustrazione, la tristezza e la solitudine conseguenti alla distanza sociale che abbiamo vissuto sono reazioni normali che l'atleta ha il diritto di vivere ed esprimere. È utile esprimerle a parole e condividere il tempo con gli altri, tramite la tecnologia, il telefono ma anche di persona. E' un processo che indirettamente andrà ad influenzare anche la vostra motivazione;

  4. Imparate la visualizzazione mentale e motoria, essa consiste nel immaginare i movimenti e alternarli con la loro esecuzione. Spesso vedo sportivi che si allenano duramente nella preparazione fisica specifica al loro sport, a volte trascurando (o meglio non prendendo in considerazione) la qualità del movimento tecnico in legato al loro sport. E' interessante poter aggiungere a questo lavoro di preparazione fisica specifica degli elementi che permettano di ravvicinare il movimento a quello reale. Grazie alla visualizzazione l'atleta riesce a mantenere le proprie qualità tecniche e tattiche anche in assenza della precedente quantità di allenamento in vivo (pertanto è una delle tecniche utilizzate durante la riabilitazione post infortunio). Le tecniche di visualizzazione richiedono una certa preparazione e valutazione prima di essere utilizzate in quanto un 15% della popolazione non riesce a visualizzare. Con l'aiuto di un preparatore mentale saprete come effettuarla correttamente e con quali tappe.

  5. Durante la quarantena e il post quarantena c'è stato e c'è il rischio che gli sportivi vogliano compensare quello che è stato perso durante i mesi di quarantena oppure che essi abbiano lavorato moltissimo a livello fisico per non perdere le proprie capacità. In entrambi i casi rischiamo di imbatterci negli infortuni di inizio stagione. È importante che la quantità di allenamento sia sempre equilibrata ed adatta ai bisogni fisiologici e psicologici dello sportivo. Infatti certi sportivi hanno percepito questo periodo di stop come una pausa che è stata utile per ripartire in modo più salutare. Appunto si parla di ripartenza, e come tale richiede una preparazione diversa da quella che stavamo già compiendo.

  6. L'ultimo, ma non ultimo, consiglio è: mantenete lo sguardo sul futuro. Mentalmente potete utilizzare delle tecniche di visualizzazione (immaginando quello che vorreste compiere, immergendovi regolarmente, ogni settimana, in quello che desiderate) per mantenere viva l'immagine del vostro obiettivo a lungo termine. Alcuni atleti ripassano il loro passato e tutti gli anni che hanno già consacrato per le loro imprese con l'obiettivo di relativizzare questo periodo di qualche mese. Mantenendo lo sguardo sul futuro permettete alla vostra mente di comprendere in modo sistemico e più globale l'organizzazione della vostra carriera, al di là della pausa che il Coronavirus ha potuto provocare.

Certamente, questi sono consigli semplici e generali, la formula adatta a voi è originale e individuale, imparando ad ascoltarsi diventa più semplice comprendere quale strategia utilizzare. L'aiuto di un preparatore mentale o di una psicologo dello sport potrà esservi d'aiuto laddove crediate sia un vostro bisogno.


Cristina Piccin

preparatrice mentale

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